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Come la chirurgia ortognatica può ristabilire funzionalità e armonia del viso

Tempo di lettura 5 min.

Cos’è la chirurgia ortognatica?

La chirurgia ortognatica è una procedura che aiuta a correggere le malformazioni della mascella e della mandibola, migliorando sia l’estetica del viso che del sorriso. Il termine stesso deriva dal greco (orthòs, che significa “corretto”, e gnàthos, ovvero “mascella”) e spiega bene il suo obiettivo: rimettere in equilibrio le ossa facciali quando la loro crescita non è avvenuta in modo armonioso.
Questa chirurgia è particolarmente indicata per chi soffre di malocclusioni dento-scheletriche, cioè situazioni in cui i denti e le ossa del viso, come mascella, mandibola o mento, non si allineano correttamente. Questi problemi possono causare difficoltà nella masticazione, nel parlare o persino nella respirazione, oltre a influire sull’estetica del volto.
La particolarità della chirurgia ortognatica è che combina due approcci: l’ortodonzia, che si occupa di allineare i denti, e la chirurgia maxillo-facciale, che interviene sulle ossa del viso per riposizionarle correttamente attraverso viti e placche in titanio.
Questo lavoro di squadra permette non solo di migliorare l’aspetto del viso, ma anche di restituire al paziente una piena funzionalità.

A cosa serve la chirurgia ortognatica

Grazie a un approccio combinato tra ortodonzia e chirurgia maxillo-facciale, questa tecnica consente di ottenere diversi risultati.

  1. Riposizionare le ossa mascellari per migliorare la masticazione e la chiusura corretta della bocca.
  2. Correggere difetti funzionali, come difficoltà respiratorie, problemi di fonazione o disagi legati alla deglutizione.
  3. Ripristinare l’armonia facciale, per ottenere una buona simmetria di contatto tra mascella e mandibola e migliorare l’estetica del profilo e del sorriso.
  4. Alleviare dolori articolari o muscolari, spesso legati a malocclusioni severe o disallineamenti mandibolari.

Una volta raggiunta l’età adulta, infatti, il solo utilizzo di un apparecchio dentale non riesce a risolvere definitivamente i problemi di natura scheletrica, rendendo necessario il ricorso a un intervento di questo tipo.

Per chi è indicato un intervento di chirurgia ortognatica?

La necessità di un intervento di chirurgia ortognatica viene valutata dal dentista attraverso esami approfonditi, come ortopanoramica, TAC, fotografie cliniche e impronta per creare un modello 3D delle arcate dentarie e analizzare la masticazione. Inoltre, l’utilizzo dei moderni software di imaging digitale consente di simulare la posizione ideale di denti, mento, labbra e ossa, aiutando a pianificare il trattamento in modo preciso e personalizzato.
In generale, questo tipo di intervento è particolarmente indicato in una serie di situazioni specifiche.

  1. Problemi di morso e malocclusione
    Le malocclusioni più comuni trattate con la chirurgia ortognatica includono:
    – Morso di seconda classe: la mascella è troppo avanzata rispetto alla mandibola. Questa condizione viene spesso descritta dai pazienti con termini come “mento piccolo”.
    – Morso di terza classe (progenismo o prognatismo mandibolare): la mandibola è eccessivamente sporgente, dando al mento un aspetto prominente. Questa condizione viene spesso descritta dai pazienti con termini come “mento in fuori”.
    – Retrogenia o retrognatismo mandibolare: la mandibola è troppo arretrata rispetto alla mascella, causando un mento retruso o “sfuggente”. Questi problemi possono essere risolti anche ripristinando chirurgicamente la corretta relazione tra mascella e mandibola.
  2. Asimmetrie facciali
    Quando il viso presenta uno squilibrio evidente tra il lato destro e sinistro, la chirurgia ortognatica può riportare armonia, soprattutto se l’asimmetria coinvolge le strutture dento-scheletriche. Termini come “viso storto”, “mento asimmetrico” o “mandibola disallineata” sono spesso utilizzati per descrivere questa condizione. In alcuni casi, il trattamento può essere combinato con interventi di chirurgia plastica per risultati ancora più completi.
  3. Sorriso gengivale
    Un sorriso “gommoso” (gummy smile) è caratterizzato da un’eccessiva esposizione della gengiva rispetto ai denti, creando un effetto visivo di squilibrio. La chirurgia ortognatica permette di ripristinare le proporzioni tra denti, gengiva e mascella superiore, per un sorriso più armonioso e naturale.

Durata di un intervento di chirurgia ortognatica e tempi di recupero

La durata media di un intervento di chirurgia ortognatica solitamente può variare tra le due e le quattro ore e il trattamento viene svolto in anestesia generale. Dopo l’intervento, può ritenersi necessario anche un trattamento ortodontico postoperatorio che dura dai 6 ai 12 mesi per mantenere i denti nella nuova posizione. Nella prima fase successiva all’intervento è importante sottoporsi a visite regolari di controllo con ortodontista e chirurgo, utili a valutare l’evoluzione dell’occlusione e i risultati dell’operazione.

La chirurgia ortognatica, è oggi un intervento meno invasivo rispetto al passato, ma il periodo post-operatorio rimane una fase delicata che richiede attenzione. Nel periodo immediatamente successivo all’operazione, il paziente può presentare gonfiore e infiammazione. Questo disagio non si traduce necessariamente in dolore acuto, ma piuttosto in una sensazione intensa di infiammazione, che raggiunge il suo apice nei primi tre giorni e tende a migliorare gradualmente già dalla seconda settimana. Il recupero è agevolato dall’uso di ghiaccio, che aiuta a ridurre il gonfiore, e da utilizzo di farmaci antinfiammatori e analgesici. Nonostante l’intervento possa comportare effetti collaterali (come sanguinamento e congestione nasale, edema e, in alcuni casi, ematomi), questi sintomi sono temporanei e gestibili con le indicazioni fornite dai medici. Anche la perdita di sensibilità al labbro e al mento, dovuta all’infiammazione dei nervi, si risolve nel tempo, con tempi di recupero variabili da paziente a paziente.

È fondamentale seguire alcune regole pratiche dopo la dimissione. Non soffiarsi il naso è una delle indicazioni principali per evitare sanguinamenti. L’igiene orale è essenziale: bisogna lavare i denti dopo ogni pasto utilizzando uno spazzolino morbido e completare la pulizia con collutorio. La dieta deve essere liquida nella prima settimana, morbida nella seconda, per poi reintrodurre gradualmente cibi solidi, evitando alimenti duri per almeno tre settimane.